Giancarlo Iannotta: “Vi racconto il mio ‘My Country’ e le mie origini italiane”

Due fratelli, uno italiano e l’altro americano, che non si sono mai visti né erano consapevoli della loro esistenza. Si incontrano solo dopo la morte del padre, a Chicago, e iniziano un viaggio, da Roma al Molise, alla scoperta dell’Italia profonda – con le sue bellezze e le sue contraddizioni -, ma soprattutto delle loro origini. Proprio dal Molise viene la famiglia del regista e protagonista del film, Giancarlo Iannotta. Che noi di TeleMATER abbiamo intervistato in occasione del Brooklyn Film Festival

Italy Run, la corsa per immagini

[FOTOGALLERY] 
Le immagini più belle di “Italy Run by Ferrero”, la five mile race organizzata dalla New York Road Runners e da Ferrero e tenutasi il 3 giugno a Central Park per celebrare la Festa della Repubblica. Noi di TeleMATER c’eravamo, e abbiamo immortalato per voi i momenti indimenticabili di una giornata memorabile!

 

Aldo Uva presenta “Italy Run by Ferrero”

[VIDEO] 
Il videomessaggio di Aldo Uva, Chief Open Innovation Officer di Ferrero, per presentare “Italy Run by Ferrero”, la corsa degli italiani a Central Park in programma domenica 3 giugno. Uva spiega a TeleMATER da dove nasce l’idea della five-mile race e la partnership con la New York Road Runners. E ora, non resta che infilarsi le scarpe da corsa!

 

 

“Italy Run by Ferrero”: il 3 giugno a Central Park la corsa degli italiani

Una five mile race tutta italiana organizzata grazie alla partnership tra Ferrero e la New York Road Runners

Il 3 giugno, il tricolore sventolerà a Central Park. In occasione del weekend dedicato alle celebrazioni della Festa della Repubblica, si terrà infatti una five mile race, tutta rigorosamente italiana, organizzata grazie all’inedita partnership tra Ferrero e la New York Road Runners, organizzazione nota nella Grande Mela e in tutto il mondo, nata per “ispirare le persone attraverso la corsa”.

Organizzazione, peraltro, dove scorre sangue nostrano: perché il suo presidente e CEO, Michael Capiraso – come chiaramente suggerisce il cognome – è figlio di immigrati italiani: la sua famiglia giunse a New York nel lontano 1910 e, come lui stesso ha raccontato in occasione dell’evento di presentazione al Consolato Generale d’Italia a New York, fu suo nonno a ispirarlo nel mettere in piedi una corsa tutta italiana, da considerarsi simbolicamente un vero e proprio omaggio ai suoi avi e a tutti gli emigrati. “Mio nonno mi disse: ‘Michael, assicurati che potremo fare una competizione di corsa italiana a Central Park”, ha confessato Capiraso durante il suo intervento al Consolato, ricordando le sue origini. Promessa, è proprio il caso di dirlo, orgogliosamente mantenuta.

Altro che “pizza e mandolino”, insomma: lo spirito italiano che pervaderà il parco più famoso di New York sarà all’insegna della tenacia, del coraggio, della capacità di mettersi in gioco, della volontà di tagliare il traguardo a testa alta. Tutte caratteristiche tipiche degli italiani negli States, che hanno lasciato, con dolore e speranza insieme, dietro le spalle la propria magnifica patria per costruirsi un futuro di opportunità nella “Terra promessa” a stelle e strisce. Non solo: gli italiani a New York sono noti anche per le loro capacità atletiche, visto che, negli ultimi anni, hanno sempre costituito il primo o il secondo gruppo straniero nella Maratona più famosa della Grande Mela.

Un’iniziativa resa possibile dalla visione del gruppo Ferrero, che con le sue delizie ha fatto crescere tanti bambini italiani e non solo, e che per l’occasione distribuirà la sua famosissima Nutella,  e dalla partecipazione di altri sponsor: Fiat, Lavazza, Technogym e Intesa San Paolo. Non solo: il 3 giugno ci sarà spazio anche per la beneficienza. Perché gli atleti potranno decidere di sostenere l’American-Italian Cancer Foundation (AICF), charity con sede a New York attiva nel supportare la ricerca sul cancro. Basterà effettuare una donazione durante le iniziali procedure di registrazione, o visitare il sito di AICF.

Come da tradizione per la Maratona di New York, alla vigilia della corsa, nella Parrocchia di Our Lady of Pompeii nel Village sarà celebrata una messa di benedizione degli atleti. Un’occasione per pregare insieme, e prepararsi a una competizione che sarà innanzitutto un gioioso omaggio all’Italia e agli italiani. Rigorosamente, con le ali – anzi, le scarpe da corsa – ai piedi.

 

 

 

 

 

La storia di immigrazione di padre Pio: come i sacrifici di suo padre lo hanno portato al sacerdozio

Di Philip Kosloski

Leggi questo articolo su Aleteia

Francesco Forgione, il futuro padre Pio, nacque in una povera famiglia contadina a Pietrelcina. C’erano ben pochi soldi, e i suoi genitori non sapevano leggere né scrivere. Nutrivano tuttavia grandi speranze nel fatto che il figlio potesse un giorno seguire la sua chiamata a diventare sacerdote.

Da ragazzo il futuro padre Pio aveva infatti espresso ai suoi genitori il desiderio di diventare religioso, e loro chiesero a una comunità di frati cappuccini locale se lo avrebbe accettato. All’epoca il ragazzo aveva seguito solo tre anni di istruzione pubblica, e i frati risposero che per ammessi ne servivano di più.

Convinto che il figlio fosse destinato a diventare sacerdote, il padre del futuro padre Pio, Grazio, fece una priorità del fatto di guadagnare il denaro di cui il giovane aveva bisogno per garantirsi un’istruzione, e anziché cercare lavoro in loco si recò nella “Terra delle Opportunità”, gli Stati Uniti d’America.

Grazio lavorò come bracciante in Giamaica, a Long Island (New York) e a Flushing, sempre vicino New York. Grazie al suo lavoro riuscì a inviare a casa il denaro sufficiente per garantire l’istruzione di Francesco. Un tutore lo istruì al punto che a 15 anni, il 6 gennaio 1903, riuscì a entrare nel noviziato cappuccino, iniziando così il suo percorso verso il sacerdozio.

Secondo un parente, “quando [Grazio] tornò a Pietrelcina la gente gli chiedeva: ‘Dove hai trovato lavoro? Dove stavi?’, e quindi a Flushing si è sviluppata una piccola enclave italiana”. È per questo che alcuni parenti di padre Pio si sono trasferiti a New York, creando un rapporto unico tra il popolare santo italiano e gli Stati Uniti.

Uno dei santi più popolari di tutti i tempi è quindi riuscito a diventare sacerdote solo grazie al duro lavoro di suo padre a New York.