Screen shot 2016-06-07 at 11.39.09 AMSi è spento all’età di 74 anni Muhammad Alì, il più grande pugile di tutti i tempi. E’ stato stroncato da problemi respiratori che lo avevano portato al ricovero presso l’ospedale di Phoenix. La sua ultima apparizione in pubblico risaliva allo scorso 9 aprile, quando era sembrato molto debole e provato nel corso di una serata di raccolta fondi per la lotta al Parkinson.

Campione olimpico a Roma nel 1960, Clay conquista il mondiale a ventidue anni battendo in sette riprese Sonny Liston il 25 febbraio del 1964. Dopo aver conquistato la corona annuncia di essersi convertito allIslam e di aver assunto il nome di Muhammad Alì. Nel 1966 si rifiuta di partire per il Vietnam e viene condannato a 5 anni di reclusione. Gli viene tolta la licenza di boxare per quasi quattro anni. Sono gli anni dell’impegno nelle battaglie per i diritti civili degli afro-americani, sulla scia di Malcolm X (che nel frattempo era stato assassinato). Alì diventa un’icona oltre lo sport, amata da molti ma anche osteggiata e insultata da molti altri. Quando può tornare alla boxe, perde ai punti l’attesissima sfida con Joe Frazier nel 1971, ma riesce a tornare campione del mondo nel 1974, a Kinshasa, mettendo al tappeto George Foreman, in un incontro passato alla storia e ricordato come uno dei più grandi eventi sportivi di sempre.

Lasciata la boxe, vi sono gli anni della malattia ma anche della continuazione del suo impegno sociale, grazie a un immagine pubblica che gli anni non hanno scalfito.

Quella di Gianni Minà, amico e commentatore delle grandi imprese di Muhammad Alì, è una testimonianza diretta delle gesta di un grande atleta e di un grande uomo. In chiusura di intervista, al minuto 9:34, c’è spazio anche per un toccante aneddoto sullo straordinario incontro avvenuto nel 1982 tra il campione e Papa Giovanni Paolo II.

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