#svegliaalcorso, l’hashtag della Sveglia Francescana a Roma

Sessanta giovani, da tutta Italia, saranno a Roma per imparare l’evangelizzazione di strada con la Sveglia Francescana. #svegliaalcorso è l’hashtag lanciato per la giornata e l’appuntamento è il 24 Aprile a Via del Corso.

La “Sveglia francescana” è il gruppo di evangelizzazione di strada dei frati del Seraphicum di Roma, che ospiterà da sabato 23 a lunedì 25 aprile un gruppo di sessanta giovani provenienti dal nord Italia, accompagnati da una decina di frati e suore, per condividere lo “stile” di evangelizzazione adottato in questi anni.

Ragazze e ragazzi, di età compresa tra i 18 e i 28 anni, seguiti dai frati minori conventuali del nord Italia e dalle suore francescane missionarie di Assisi. Una esperienza nel corso della quale potranno esprimere e condividere con i frati del Seraphicum la fede e la gioia dell’annuncio.

Il primo momento di incontro con i frati della Sveglia francescana è in programma sabato pomeriggio con l’illustrazione delle esperienze maturate in questi anni di evangelizzazione. Ma non sarà solo un incontro teorico, i frati infatti impareranno i ragazzi ad evangelizzare attraverso il canto, il mimo, a fare animazione musicale per l’adorazione eucaristica in chiesa e per parlare e andare incontro alla gente.

Sempre sabato, alle 21.30, è in programma una veglia di preghiera nella cappella “San Bonaventura” del Seraphicum con catechesi, adorazione, confessioni dei giovani e una speciale preghiera da parte dei sacerdoti presenti per ciascuno di loro e per il loro mandato di evangelizzatori.

La prova sul campo avverrà domenica pomeriggio: dalle 16 alle 18 i sessanta giovani, con i loro accompagnatori, saranno in via del Corso per sperimentare l’incontro e l’annuncio del Vangelo in una delle zone più frequentate da romani e turisti.

Nell’occasione, la Sveglia Francescana, lancia l’hashtag  #svegliaalcorso con il quale invita i giovani partecipanti a questa esperienza e il pubblico che sarà presente a postare sui social network pensieri, preghiere, foto e video di questa festa del Vangelo.

Giornata della Terra, il Papa: “Trasformate deserti in foreste con amicizia sociale”

Papa Francesco è giunto intorno alle 17 nel cuore di Villa Borghese, a Roma, per partecipare alla manifestazione “La Giornata della Terra”. Accompagnato da Mons. Giovanni Angelo Becciu, Sostituto della Segreteria di Stato, il Papa è stato accolto da Mons. Salvatore Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, e dalla Presidente del Movimento dei Focolari Maria Voce.

“Sentendo voi parlare – ha detto Francesco rivolgendosi a braccio ai presenti – mi sono venute in mente due immagini: il deserto e la foresta. Io ho pensato… Questa gente, tutti voi, prendete il deserto per trasformarlo in foresta. Andate dove c’è deserto e non c’è speranza, e fate cose che fanno diventare foresta questo deserto. La foresta è piena di alberi, è piena di verde, ma troppo disordinata. Però così è la vita. E passare dal deserto alla foresta è un bel lavoro che voi fate. Voi trasformate deserti in foreste”.

“Il deserto – ha aggiunto il Pontefice – è brutto, sia quello che è nel nostro cuore, sia quello delle città, delle periferie, ma anche quello dei quartieri protetti. Anche lì c’è deserto. Ma non dobbiamo avere paura. Andiamo al deserto per trasformarlo in foresta. C’è vita. Andare ad asciugare lacrime perchè possano sorridere. Vi lascio un compito da fare a casa: guardate un giorno la faccia delle persone quando andate per la strada. Preoccupati, ognuno chiuso in se stesso. Manca il sorriso. Manca tenerezza. Manca amicizia sociale: dove non c’è l’amicizia sociale sempre ci sono odio e guerra. Noi stiamo vivendo una terza guerra mondiale a pezzi dappertutto. Guardate la carta geografica del mondo e vedrete questo. L’amicizia sociale tante volte si deve fare con il perdono. Tante volte si fa con l’avvicinarsi, ma io mi avvicino a quel problema, a quel conflitto, a quella difficoltà, come abbiamo sentito che fanno questi bravi ragazzi e ragazze. La persona che Dio ha creato per essere al centro del mondo non è più al centro dell’economia. Al centro del mondo oggi c’è il dio denaro. E quelli che possono adorare questo dio si avvicinano e quelli che non possono finiscono nella fame, nelle malattie, nello sfruttamento. Pensate agli sfruttamenti dei bambini, dei giovani”-

“Gratuità – ha detto ancora Papa Francesco – è una parola chiave. Vuol dire fare che io dia la mia vita per andare con gli altri e fare che questo deserto diventi foresta. Perdono anche, perdonare. Col perdono il rammarico, il risentimento si allontana e sempre costruire non distruggere. Queste sono le cose che mi vengono in mente. Questo si fa semplicemente nella consapevolezza che tutti abbiamo qualcosa in comune. Tutti siamo umani e nell’umanità ci avviciniamo per lavorare insieme. Rispettarci e così vedremo questo miracolo. Miracolo di un deserto che diviene foresta”.

“Una volta – ha proseguito Papa Bergoglio – qualcuno mi ha detto,che la parola conflitto nell’idioma cinese è fatta da due segni: un segno che significa rischio e un altro segno che significa opportunità. Il conflitto possiamo prenderlo come una cosa da cui allontanarci. E chi non rischia mai non si avvicina mai alla realtà. Bisogna avvicinarsi: è un rischio, ma anche un’opportunità, per me e per la persona o la comunità alla quale mi avvicino. Mai girarsi per non vedere il conflitto. I conflitti bisogna prenderli in mano e risolverli”.

Festa dei ragazzi all’Olimpico. Il Papa: siate testimoni di perdono

festa dei ragazziUn grande festa fatta di musica e testimonianze. E’ quella che hanno vissuto decine di migliaia di adolescenti, ieri sera allo Stadio Olimpico, per il Giubileo dei Ragazzi. A loro Papa Francesco si è rivolto con un videomessaggio, su cui ci riferisce Stefano Leszczynski:

Il Papa saluta gli oltre 60 mila giovani convenuti a Roma per il Giubileo dei Ragazzi e delle Ragazze e si rammarica di non averli potuti raggiungere per la loro festa allo Stadio Olimpico. Papa Francesco tuttavia ci tiene a far sapere ai giovani che segue le loro iniziative e li ringrazia per la “pacifica invasione” di Piazza San Pietro, trasformata in un enorme confessionale, e per avere attraversato la Porta Santa:

“Non dimenticate che la Porta indica l’incontro con Cristo, che ci introduce all’amore del Padre e ci chiede di diventare misericordiosi, come Lui è misericordioso”.

Le opere di misericordia corporale – riportate sulla bandana donata ai giovani in occasione del Giubileo – appartengono alla vita di tutti i giorni, spiega Papa Francesco, e permettono di riconoscere il volto di Gesù nel volto di chi incrocia il nostro cammino, soprattutto i più deboli: profughi, forestieri, ammalati:

“Essere misericordiosi vuol dire anche essere capaci di perdono. E questo non è facile, eh? Può succedere che, a volte, in famiglia, a scuola, in parrocchia, in palestra o nei luoghi di divertimento qualcuno ci possa fare dei torti e ci sentiamo offesi; oppure in qualche momento di nervosismo possiamo essere noi ad offendere gli altri. Non rimaniamo con il rancore o il desiderio di vendetta!”.

Perdonare e dimenticare il torto ricevuto dice il Papa serve ad essere veri testimoni di misericordia e l’obiettivo è semplice: comprendere l’insegnamento di Gesù ci permette di sperimentare la vera felicità. Ma perché ciò sia possibile bisogna disporsi nella giusta maniera:

“Ragazzi, quante volte mi capita di dover telefonare a degli amici, però succede che non riesco a mettermi in contatto perché non c’è campo. Sono certo che capita anche a voi, che il cellulare in alcuni posti non prenda… Bene, ricordate che se nella vostra vita non c’è Gesù è come se non ci fosse campo! Non si riesce a parlare e ci si rinchiude in se stessi. Mettiamoci sempre dove si prende! La famiglia, la parrocchia, la scuola, perché in questo mondo avremo sempre qualcosa da dire di buono e di vero”.

(Da Radio Vaticana)

Giubileo dei ragazzi: Francesco confessa in Piazza San Pietro

originalClima festoso per le vie di Roma e soprattutto in Via della Conciliazione e Piazza San Pietro per il Giubileo dei Ragazzi. Stamani, Papa Francesco ha confessato 16 giovani in Piazza San Pietro – dalle 11.30 alle 12.45 – in quello che è diventato un grande confessionale a cielo aperto. Stasera, la festa allo Stadio Olimpico con il videomessaggio del Pontefice, domattina quindi la Messa in Piazza San Pietro presieduta dal Papa. “Cari ragazzi e ragazze – ha scritto stamani Francesco in un tweet – i vostri nomi sono scritti nel cielo, nel cuore misericordioso del Padre. Siate coraggiosi, controcorrente!”. Il servizio di Alessandro Gisotti:

Nella festa di San Giorgio, giorno del suo onomastico, è il Papa a fare un dono piuttosto che riceverlo. Stamani, infatti, Francesco – a sorpresa – ha confessato in Piazza San Pietro, per oltre un’ora, 16 ragazzi, degli oltre 60 mila giunti a Roma per il Giubileo a loro dedicato. Dalle 9.30 di stamani, oltre 150 sacerdoti si stanno alternando fino a sera per far vivere a pieno il Sacramento della Riconciliazione. Del resto il tema del perdono è centrale in questo Anno Santo e per gli stessi ragazzi, invitati dal Papa, a “crescere misericordiosi come il Padre”.

Stasera la festa all’Olimpico, domani Messa in San Pietro
Oltre al momento delle confessioni, i giovani stamani hanno vissuto l’emozione del pellegrinaggio alla Porta Santa dopo aver percorso Via della Conciliazione, partendo da Castel Sant’Angelo. Stasera, i ragazzi si sposteranno allo Stadio Olimpico per una grande festa con cantanti e testimonianze. Ai presenti il Pontefice si rivolgerà attraverso un videomessaggio. Domani mattina, alle 10.30, il culmine dell’evento giubilare con la Messa presieduta da Francesco in Piazza San Pietro. La giornata proseguirà poi con la visita alle “Tende della Misericordia” allestite in sette piazze del centro storico di Roma. Qui, fino a lunedì, i romani e i turisti potranno trovare testimonianze di opere di misericordia spirituale e corporale.

Giovani accolti dalle parrocchie romane
La diocesi di Roma è particolarmente impegnata nel servizio di accoglienza: la maggior parte dei ragazzi che sono nella città in questi giorni sono, infatti, ospitati dalle parrocchie romane. Oltre 200 le comunità che, rispondendo all’invito del Servizio Pastorale Giovanile della diocesi di Roma e del Centro Oratori Romani, hanno messo a disposizione un alloggio a terra stile Gmg. Quella di Roma dunque, riprendendo Sant’Ignazio di Loyola, testimonia così di “essere la Chiesa che presiede tutte le altre nella carità”.

(Da Radio Vaticana)

Miracolo eucaristico in Polonia approvato dal vescovo

Screen shot 2016-04-25 at 4.41.32 PMSì, a volte una presunta “ostia che sanguina” dopo gli esami dovuti non si rivela altro che muffa rossa del pane.

A volte, però, mettendo un’“ostia sanguinante” sotto il microscopio e sottoponendola a varie prove si scopre che si tratta di tessuto cardiaco umano.

Nel 2013 in Polonia è stato dimostrato che un’ostia che sanguinava era proprio questo, come ha annunciato il 17 aprile il vescovo Zbigniew Kiernikowski, della diocesi di Legnica:

“Il 25 dicembre 2013, durante la distribuzione della Santa Comunione, un’ostia consacrata è caduta a terra, e poi è stata raccolta e deposta in un recipiente pieno di acqua (vasculum). Poco dopo sono apparse delle macchie di colore rosso. Il vescovo emerito di Legnica, Stefan Cichy, ha istituito una commissione per studiare il fenomeno. Nel febbraio 2014 un piccolo frammento rosso dell’ostia è stato separato e posto in un corporale. La commissione ha ordinato l’estrazione di alcuni campioni per sottoporli ad analisi rigorose da parte di importanti istituti di ricerca.

Nell’annuncio finale del Dipartimento di Medicina Forense si legge quanto segue: ‘Nell’immagine istopatologica si è scoperto che i frammenti di tessuto contengono parti frammentate di muscolo striato trasversale. (…) L’insieme (…) assomiglia molto al muscolo cardiaco, con le alterazioni che appaiono di frequente durante l’agonia. Gli studi genetici indicano l’origine umana del tessuto’.

Nel gennaio di quest’anno ho presentato la questione alla Congregazione per la Dottrina della Fede in Vaticano. Oggi, seguendo le indicazioni della Santa Sede, ho ordinato al vicario parrocchiale Andrzej Ziombro di preparare un luogo adeguato per l’esposizione della reliquia, di modo che i fedeli possano esprimere la propria adorazione in maniera appropriata”.

Un meraviglioso dono per la Polonia e per i tanti pellegrini che si recheranno nel Paese per la Giornata Mondiale della Gioventù o per iniziativa personale in questo Anno della Misericordia.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

Dichiarazione congiunta: immigrati, basta rotte della morte

papa bastaLa tragedia umanitaria che vivono gli immigrati richiede “una risposta di solidarietà, compassione, generosità e un immediato ed effettivo impegno di risorse” perché la “protezione delle vite umane è una priorità”. È quanto si afferma nella Dichiarazione congiunta firmata a Lesbo da Papa Francesco, dal Patriarca ecumenico Bartolomeo I e dall’arcivescovo ortodosso di Atene e di tutta la Grecia Ieronymos, al termine del loro incontro con i profughi sull’isola greca. Il servizio di Alessandro De Carolis:

Una “colossale crisi umanitaria” quale il mondo non ha mai visto dalle macerie della Seconda Guerra Mondiale. E il mondo deve muoversi con solidarietà “immediata”, soprattutto rimuovendo i motivi scatenanti – guerre e violenze varie – che hanno innescato questo gigantesco e inarrestabile movimento di massa di immigrati e profughi.

Solidarietà, compassione, generosità
La Dichiarazione congiunta che Papa Francesco, il Patriarca ecumenico Bartolomeo I e l’arcivescovo ortodosso di Atene Ieronymos firmano sul podio dal quale hanno appena rivolto i loro saluti è scritta in certo modo con l’inchiostro della tragedia incontrata poco prima – il lento incontro col dolore senza più parole e i singhiozzi liberatori dei disperati con l’uomo della speranza, l’unico leader mondiale che abbia voluto raggiungerli e stare con loro sotto una tenda, conoscere visi e storie e lasciando distanze di sicurezza e muri a chi pesa con la bilancia della politica anche i grammi di umanità. “La tragedia della migrazione e del dislocamento forzati”, afferma un passaggio della Dichiarazione, richiede “una risposta di solidarietà, compassione, generosità e un immediato ed effettivo impegno di risorse. Da Lesbo facciamo appello alla comunità internazionale perché risponda con coraggio, affrontando questa enorme crisi umanitaria” e le sue cause con “iniziative diplomatiche, politiche e caritative e attraverso sforzi congiunti, sia in Medio Oriente sia in Europa”.

Impiegare ogni mezzo
“Come capi delle nostre rispettive Chiese – affermano i tre firmatari – siamo uniti nel desiderio della pace e nella sollecitudine per promuovere la risoluzione dei conflitti attraverso il dialogo e la riconciliazione”. Riconoscendo quanto già fatto in termini di assistenza, e ringraziando la Grecia per il suo impegno, il Papa e le due personalità ortodosse si appellano, scrivono, “a tutti i responsabili politici affinché sia impiegato ogni mezzo per assicurare che gli individui e le comunità, compresi i cristiani, possano rimanere nelle loro terre natie e godano del diritto fondamentale di vivere in pace e sicurezza”.

Eliminare le rotte della morte
E necessari in modo altrettanto urgente”, incalza la Dichiarazione, sono “un più ampio consenso internazionale e un programma di assistenza per affermare lo stato di diritto, difendere i diritti umani fondamentali in questa situazione divenuta insostenibile, proteggere le minoranze, combattere il traffico e il contrabbando di esseri umani, eliminare le rotte di viaggio pericolose che attraversano l’Egeo e tutto il Mediterraneo, e provvedere procedure sicure di reinsediamento”.

Assistere i rifugiati di tutte le fedi
L’orizzonte del documento congiunto si allarga nella parte conclusiva, arrivando a comprendere il conflitto mediorientale, per il quale i firmatari “insieme” implorano “solennemente la fine della guerra e della violenza”, una “pace giusta e duratura e un ritorno onorevole per coloro che sono stati costretti ad abbandonare le loro case”. “Chiediamo alle comunità religiose – si afferma – di aumentare gli sforzi per accogliere, assistere e proteggere i rifugiati di tutte le fedi e affinché i servizi di soccorso, religiosi e civili, operino per coordinare le loro iniziative”.

Asilo temporaneo, status di rifugiato
Ancora un esortazione viene rivolta a “tutti i Paesi” perché, perdurando “la situazione di precarietà”, estendano “l’asilo temporaneo” e concedano “lo status di rifugiato a quanti ne sono idonei”, ampliando “gli sforzi per portare soccorso” e adoperandosi “insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volontà per una fine sollecita dei conflitti in corso”.

La “priorità” della vita umana
Riaffermando “con fermezza e in modo accorato” la decisione di “intensificare” i rispettivi “sforzi per promuovere la piena unità di tutti i cristiani”, Papa Francesco, il Patriarca Bartolomeo e l’arcivescovo Ieronymos – citando la Charta Oecumenica del 2001 – si dicono desiderosi di voler “contribuire insieme affinché venga concessa un’accoglienza umana e dignitosa a donne e uomini migranti, ai profughi e a chi cerca asilo in Europa”. L’Europa oggi, sottolineano, “si trova di fronte a una delle più serie crisi umanitarie dalla fine della Seconda Guerra Mondiale”. Dunque, “esortiamo la comunità internazionale a fare della protezione delle vite umane una priorità e a sostenere, ad ogni livello, politiche inclusive che si estendano a tutte le comunità religiose”.

(Da Radio Vaticana)

La preghiera di Papa Francesco per i migranti

papa e bimbiAl termine delI’incontro con la cittadinanza e con la comunità cattolica al Porto di Lesbo, il Papa ha pronunciato questa preghiera per i migranti:

“Dio di misericordia, Ti preghiamo per tutti gli uomini, le donne e i bambini, che sono morti dopo aver lasciato le loro terre in cerca di una vita migliore.
Benché molte delle loro tombe non abbiano nome, da Te ognuno è conosciuto, amato e prediletto. Che mai siano da noi dimenticati, ma che possiamo onorare il loro sacrificio con le opere più che con le parole.

Ti affidiamo tutti coloro che hanno compiuto questo viaggio, sopportando paura, incertezza e umiliazione, al fine di raggiungere un luogo di sicurezza e di speranza. Come Tu non hai abbandonato il tuo Figlio quando fu condotto in un luogo sicuro da Maria e Giuseppe, così ora sii vicino a questi tuoi figli e figlie attraverso la nostra tenerezza e protezione.

Fa’ che, prendendoci cura di loro, possiamo promuovere un mondo dove nessuno sia costretto a lasciare la propria casa e dove tutti possano vivere in libertà, dignità e pace. Dio di misericordia e Padre di tutti, destaci dal sonno dell’indifferenza, apri i nostri occhi alle loro sofferenze e liberaci dall’insensibilità, frutto del benessere mondano e del ripiegamento su sé stessi.

Ispira tutti noi, nazioni, comunità e singoli individui, a riconoscere che quanti raggiungono le nostre coste sono nostri fratelli e sorelle. Aiutaci a condividere con loro le benedizioni che abbiamo ricevuto dalle tue mani e riconoscere che insieme, come un’unica famiglia umana, siamo tutti migranti, viaggiatori di speranza verso di Te, che sei la nostra vera casa, là dove ogni lacrima sarà tersa, dove saremo nella pace, al sicuro nel tuo abbraccio”.

(Da Radio Vaticana)

Papa a profughi: a Lesbo per una soluzione della crisi umanitaria.

LesvosNella visita al campo profughi di Moria, il Papa ha pronunciato il suo primo discorso ufficiale. Di seguito pubblichiamo il testo integrale:

Conoscete il dolore
Cari fratelli e sorelle, oggi ho voluto stare con voi e vorrei dirvi che non siete soli. In questi mesi e settimane, avete patito molte sofferenze nella vostra ricerca di una vita migliore. Molti di voi si sono sentiti costretti a fuggire da situazioni di conflitto e di persecuzione, soprattutto per i vostri figli, per i vostri piccoli. Avete fatto grandi sacrifici per le vostre famiglie. Conoscete il dolore di aver lasciato dietro di voi tutto ciò che vi era caro e – quel che è forse più difficile – senza sapere che cosa il futuro avrebbe portato con sé. Anche molti altri, come voi, si trovano in campi di rifugio o in città, nell’attesa, sperando di costruire una nuova vita in questo continente.

Qui a Lesbo per richiamare l’attenzione del mondo su questa grave crisi umanitaria
Sono venuto qui con i miei fratelli, il Patriarca Bartolomeo e l’Arcivescovo Ieronymos, semplicemente per stare con voi e per ascoltare le vostre storie. Siamo venuti per richiamare l’attenzione del mondo su questa grave crisi umanitaria e per implorarne la risoluzione. Come uomini di fede, desideriamo unire le nostre voci per parlare apertamente a nome vostro. Speriamo che il mondo si faccia attento a queste situazioni di bisogno tragico e veramente disperato, e risponda in modo degno della nostra comune umanità.

Sì alla generosità, no all’indifferenza
Dio ha creato il genere umano perché formi una sola famiglia; quando qualche nostro fratello o sorella soffre, tutti noi ne siamo toccati. Tutti sappiamo per esperienza quanto è facile per alcune persone ignorare le sofferenze degli altri e persino sfruttarne la vulnerabilità. Ma sappiamo anche che queste crisi possono far emergere il meglio di noi. Lo avete visto in voi stessi e nel popolo greco, che ha generosamente risposto ai vostri bisogni pur in mezzo alle sue stesse difficoltà. Lo avete visto anche nelle molte persone, specialmente giovani provenienti da tutta l’Europa e dal mondo, che sono venute per aiutarvi. Sì, moltissimo resta ancora da fare. Ma ringraziamo Dio che nelle nostre sofferenze non ci lascia mai soli. C’è sempre qualcuno che può tendere la mano e aiutarci.

Non perdere la speranza
Questo è il messaggio che oggi desidero lasciarvi: non perdete la speranza! Il più grande dono che possiamo offrirci a vicenda è l’amore: uno sguardo misericordioso, la premura di ascoltarci e comprenderci, una parola di incoraggiamento, una preghiera. Possiate condividere questo dono gli uni con gli altri. Noi cristiani amiamo narrare l’episodio del Buon Samaritano, uno straniero che vide un uomo nel bisogno e immediatamente si fermò per soccorrerlo. Per noi è una parabola che si riferisce alla misericordia di Dio, la quale si rivolge a tutti. Lui è il Misericordioso. È anche un appello a mostrare quella stessa misericordia a coloro che si trovano nel bisogno. Possano tutti i nostri fratelli e le nostre sorelle in questo continente, come il Buon Samaritano, venirvi in aiuto in quello spirito di fraternità, solidarietà e rispetto per la dignità umana, che ha contraddistinto la sua lunga storia.

Cari fratelli e sorelle, Dio benedica tutti voi, in modo speciale i vostri bambini, gli anziani e coloro che soffrono nel corpo e nello spirito. Vi abbraccio tutti con affetto. Su di voi e su chi vi accompagna invoco i doni divini di fortezza e di pace.

(Da Radio Vaticana)

​Papa Francesco rientra da Lesbo portando con sé dodici profughi siriani che saranno ospitati in Italia

2016-04-16 L’Osservatore Romano

Papa Francesco è rientrato da Lesbo — dove si è recato nella mattina di sabato 16 aprile insieme con il patriarca ecumenico Bartolomeo e l’arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia Hierònymos — portando con sé un gruppo di profughi. Si tratta di tre famiglie fuggite dalla guerra che sta insanguinando la Siria: in tutto dodici rifugiati, tra i quali due adolescenti e quattro bambini, approdati sull’isola greca prima del recente accordo tra Turchia e Unione europea e ospitati nel campo di Kara Tepe.

-S.S. Francesco - Visita nell' isola di Lesbo - 16-04-2016 - (Copyright L'OSSERVATORE ROMANO - Servizio Fotografico - photo@ossrom.va)

-S.S. Francesco – Visita nell’ isola di Lesbo – 16-04-2016
– (Copyright L’OSSERVATORE ROMANO – Servizio Fotografico – photo@ossrom.va)

Un gesto senza precedenti, che ha racchiuso lo spirito di una visita breve ma intensissima, compiuta nel segno della prossimità e della condivisione. «Sono venuto qui semplicemente per stare con voi e per ascoltare le vostre storie» ha spiegato il Pontefice alle centinaia di uomini, donne, bambini, anziani accolti nel campo di Moria, dove ha trascorso l’intera mattinata immerso nell’abbraccio carico di dolore e di speranza dei profughi. «Siamo venuti per richiamare l’attenzione del mondo su questa grave crisi umanitaria e per implorarne la risoluzione» ha aggiunto sottolineando le dimensioni di quella che già durante il volo verso l’isola aveva definito «la catastrofe umanitaria più grande dopo la seconda guerra mondiale». Con i giornalisti a bordo dell’aereo Francesco aveva anche ricordato l’ottantanovesimo compleanno di Benedetto XVI, al quale aveva inviato gli auguri e assicurato la preghiera.

Nel campo di Moria il Papa ha sostato a lungo in mezzo ai rifugiati: ha ascoltato storie di orrore e di violenza, ha consolato le lacrime, ha avuto per tutti una parola di conforto. «Non siete soli» ha assicurato, lodando la generosa risposta di accoglienza del popolo greco ed esprimendo l’auspicio che «il mondo si faccia attento a queste situazioni di bisogno tragico e veramente disperato, e risponda in modo degno della nostra comune umanità».

Un auspicio divenuto «appello alla responsabilità e alla solidarietà» durante l’incontro con le autorità e la comunità cattolica svoltosi nel primo pomeriggio al porto di Mytilene, dopo che Francesco aveva firmato una dichiarazione congiunta con Bartolomeo e Hierònymos, e aveva pranzato con otto ospiti del campo. «L’Europa è la patria dei diritti umani e chiunque metta piede in terra europea dovrebbe poterlo sperimentare» ha ammonito il Papa, riconoscendo che «le preoccupazioni delle istituzioni e della gente sono comprensibili e legittime» ma invitando a «non dimenticare che i migranti, prima di essere numeri, sono persone». Da qui il nuovo invito a rifuggire «dall’illusione di innalzare recinti per sentirsi più sicuri». Perché «le barriere — ha avvertitio — creano divisioni, anziché aiutare il vero progresso dei popoli». Prima di lasciare l’isola, il Papa, il patriarca e l’arcivescovo ortodosso hanno recitato una preghiera per tutte le vittime dell’immigrazione e hanno lanciato in mare tre corone di alloro.